LA MARATONA DI UNO QUALUNQUE
di Fernando Lattanzio
Oggi vi racconto uno stralcio del vissuto dallo scrivente, che senza
coscienza alcuna, si improvvisa maratoneta, ed ingloriosamente si
intrufola tra gli oltre 12mila atleti, e partecipa alla maratona di
Roma, edizione n° 15, anno 2009. Il mio gruppo, TOCCO RUNNER, capeggiato
dal presidente Melchiorre Giuseppe, conta ben 11 presenti; Per tanti è
un giorno come un altro, per noi è una domenica di marzo assai
speciale; E' la nostra prima maratona !! Nei mesi precedenti
l'importante evento, ci siamo allenati scrupolosamente, con particolare
attenzione ai cosiddetti "lunghi", ovvero riuscire a correre almeno
30/35 km per meglio adattare il nostro fisico ad uno sforzo del tutto
inusuale;Tra ansie e paure, finalmente si arriva al gran giorno,
l'abbondante colazione sara' il nostro serbatoio di carburante, cui
attingere per tutto il percorso, che ben sapete, supera di poco i km 42;
La partenza è fissata per le ore 9,00, ma siamo sulla griglia di
partenza, da almeno un'ora; L'adrenalina sale, il vento romano è piuttosto fastidioso, ci muoviamo
lentamente; il lungo viaggio della maratona è iniziato; I primi
chilometri scorrono senza accorgercene, ormai sono come fratelli, da
tempo si impara a non temerli. Si ha perfino il tempo di
lasciare che l'occhio si perda dietro alle meraviglie che si susseguono
senza sosta; La Basilica di San Pietro, Fontana di Trevi, Piazza di
Spagna.
Siamo intorno al
quindicesimo chilometro. La fatica non è ancora arrivata, ma da qui la
si puo' gia' scorgere all'orizzonte...... Piccoli fastidi agli arti,
digestione in atto, tutto è da ignorare, oggi è il giorno in cui si va
lontano. Al km 21 meta' gara è
fatta, lo dice la matematica, ma si sa che la parte che manca, è molto,
molto piu' lunga di quella gia' percorsa. Le gambe vorrebbero mollare,
ma la testa dice "resisti, tieni duro ! "
Non basta
correre per diventare maratoneti, lo si diventa imparando a dare ascolto
al corpo che spinge ad andare avanti a braccia aperte verso la fatica.
Siamo intorno al 32° km; Chilometri trascorsi sempre piu' lenti; Il
vento spazza il lungo Tevere Flaminio con raffiche che sembrano voler
fermare il cammino. Ormai la fatica si è impadronita di noi, è come un
cane rabbioso che ad ogni passo, azzanna polpacci e cosce.
Nel
dolore della fatica impariamo a conoscerci, lanciamo una sonda
invisibile verso i nostri confini, e con meraviglia scopriamo che siamo
molto piu' di quello che credevamo di essere. Al 40° km la fatica si è
trasformata in sofferenza; Nella nostra solitudine ognuno cerca di
superare i propri limiti, molti camminano, altri sentono che si è ad un
passo dal sogno;
Si scorge il Colosseo, E' FATTA !!! La ricompensa di tutto questo è
in noi stessi, nel nostro spirito di sacrificio sportivo, il non porsi
limiti. Una esperienza unica ed indimenticabile, un sogno aperto a tutti
!!!! " CORRERE E' VITA !!! "
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